18/03/2010 Filmando nell’area di Mistolar, Cuenca del Pilcomayo (dep. Boqueron, Paraguay).
A differenza del Cile qui veramente le distanze sono enormi. In aree come questa ritrovo la Bolivia del 1994. E’ strano, per me è come essere a casa, ma una parte di me che mi guarda da fuori, soprattutto attraverso le foto e i video, dice: ma sei in un luogo lontanissimo, dovresti preoccuparti. Normalmente le persone non vivono in tenda e cucinano sul fuoco di legna. Beh, nonostante io sia indubbiamente Europeo e Italiano, non riesco a sentirmi “nell’avventura” come a volte qualcuno mi fa notare. La differenza sostanziale rispetto a quello che vivo quotidianamente, alla ‘gita fuoriporta’ è che quando sono sul ‘campo’ in luoghi come questo sento la vita che pulsa attorno. I problemi da affrontare sono concreti, tangibili: se prendo la buca con la macchina ci vogliono 2 ore per uscire, se il motore ci pianta ci dobbiamo fare 20 km a piedi, dobbiamo raccogliere la legna per cucinare perché attorno alle comunità non ce ne è più, dobbiamo stare attenti alle relazioni con le persone, perché le parole hanno un peso, ecc. ecc. L’ansia della quotidianità sparisce, ma forse è solo perché le bollette da pagare, i problemi di amministrazione del progetto, il telefono, sono lontani almeno 300 km di strada sterrata… e per fortuna l’unica cosa che posso fare è quello che mi piace: parlare con la gente, farmi raccontare come vivono, filmare. Forse semplicemente il rumore della modernità è lontano, e la maggior parte dei problemi che ci assillano quotidianamente qui non esistono. Logicamente questo è l’effetto ’viaggio’: ti muovi in aereo, mentre i problemi viaggiano via terra. Stai sicuro che se ti fermi più di un paio di mesi, ti raggiungono. Ho conosciuto persone che si muovevano continuamente, non saprei dire se sono stati raggiunti lo stesso, ma alla fine i nostri problemi sono parte di noi, per cui è come fuggire da se stessi.
Anche se le comunità in America Latina sono simili, qui la differenza con il Cile è enorme. si percepisce l’isolamento, la distanza e le difficoltà nelle comunicazioni. Finalmente vedo le radio a onde corte che tanto sono mancate durante l’emergenza terremoto in Cile. dove la comunicazione avviene quasi completamente via cellulare (con conseguente costo.) Quasi in ogni casa c’è una radio AM sempre accesa, e il sottofondo della musica, delle notizie e degli annunci di Maria che ha partorito e Juan che non può ritornare questo fine settimana perché non lo hanno ancora pagato fanno parte del paesaggio sonoro. Diventano parte della conversazione, commenti che girano come il tererè (mate fatto con acqua fredda).
in Cile ho trovato strano che la spesa per il cellulare di una famiglia povera diventi quasi un bene di prima necessità. Quanto guadagnano le compagnie con le telefonate delle persone sotto la linea di povertà?